Tirocinio

Museo Casa Natale Arturo Toscanini
Borgo Rodolfo Tanzi 13, Parma






Ho avuto l’occasione di svolgere uno stage di alternanza scuola-lavoro al Museo Casa Natale  Arturo Toscanini dal 19 giugno al 14 luglio 2017, con il tutor Nicola Luberto e il supporto dei suoi colleghi.

Il Museo è una Casa Natale particolare collocata nel popolare quartiere Oltretorrente: Arturo Toscanini vi è nato il 25 marzo del 1867 e vi ha vissuto per solo un anno, poi la famiglia si è trasferita altrove. La Casa, oggi completamente adibita a Museo, era all’epoca divisa tra tre famiglie, tutte con origini molto umili, mentre i documenti e gli oggetti esposti sono stati donati dalla famiglia Toscanini post mortem o provengono da altre donazioni private. Il nuovo allestimento, ripensato in occasione del 150° anniversario dalla sua nascita, ha preso forma il 25 marzo 2017 e vuole dare un’idea della sua figura e raccontare la sua lunga carriera. Si parte con una prima sala che racchiude i due grandi fulcri della carriera di Toscanini: da un lato gli studi a Parma e dall’altro le grandi città nelle quali ha diretto. Poi si prosegue con una carrellata di locandine della Scala, teatro in cui ha introdotto grandi innovazioni. Salendo le scale si arriva poi alla Stanza Natale, i documenti qui esposti trattano del suo impegno civile e attraverso quadri, foto e oggetti personali si è ricostruita la sua famiglia. Infine due sale dedicate alla direzione e ai grandi compositori e cantanti con i quali ha collaborato. Speciale è poi la piccola cucina, in cui si è voluto racchiudere il lato più intimo e personale del suo carattere, per molti anni il Maestro ha villeggiato in un isolotto sul Lago Maggiore. Chiude il percorso una sala audio-video dove sono stati esposti per la prima volta documenti custoditi nel ricco archivio del Museo. Questa ricorrenza prevede anche la creazione di un nuovo sito internet e la ristampa del nuovo catalogo.

 L’esperienza di questo tirocinio mi ha permesso di immergermi maggiormente in una realtà extrascolastica complessa, dove mi sono stati affidati compiti sempre più difficili, in relazione alle mie capacità.

Sono venuta a conoscenza delle principali procedure che permettono la gestione di un Museo: l’apertura e la chiusura, che devono essere eseguite con la massima attenzione, l’accoglienza e la sorveglianza.  Ho anche svolto piccole funzioni amministrative, come il conteggio dei biglietti e il bilancio mensile. Queste operazioni possono sembrare banali o ripetitive, ma sono in realtà molto utili per un'ottimale gestione del Museo.

Durante le visite è bene guidare i visitatori e far capire loro il significato del nuovo allestimento e del percorso nelle diverse sale del Museo. Non basta fare sorveglianza, bisogna essere gentili e disponibili, dare inizialmente spiegazioni generali e una panoramica del Museo, rispondere poi a tutte le domande in modo esaustivo. Piccoli gesti come sorridere o aprire loro la porta per accompagnarli a uscire sono fondamentali.

Questa esperienza mi ha permesso anche di tessere un legame personale con alcuni visitatori più interessati. Ė molto piacevole e soddisfacente essere ringraziati per il proprio lavoro. Nel caso di visitatori stranieri, ho sfruttato le mie conoscenze della lingua francese e inglese per comunicare nel modo migliore.
 Sebbene all’inizio ci siano stati alcuni problemi causati dalla mia mancanza di lessico specifico, alla fine posso ritenermi soddisfatta dei miei progressi.

Ho assistito a molte visite guidate ognuna delle quali svolta in maniera diversa: ogni guida dà un taglio personale alla visita, che cambia anche a seconda del pubblico a cui è rivolta.


Nel caso in cui siano presenti gruppi di bambini, il lessico è chiaro e semplice e tutto è accompagnato da attività di gioco che permettono di imparare divertendosi. Ad esempio i bambini  imparano a disporsi come una formazione orchestrale, ad ognuno viene attribuito un suono che corrisponde a uno strumento e alla fine suonano insieme diretti dalla guida. Si nota la loro felicità e partecipazione attiva nel diventare musicisti per un giorno: imparano la disposizione degli strumenti nell’orchestra e i movimenti del direttore, che con una mano batte il tempo utilizzando la bacchetta e con l’altra dà una maggiore enfasi o intensità ai segni dinamici e ai  colori.





Quando invece la visita si rivolge ad un pubblico di adulti, come nel caso del progetto “Argento Vivo”, che propone, attraverso visite guidate, la scoperta dei beni culturali della città,  ci si focalizza su un maggior numero di documenti, raccontando interessanti aneddoti sulla sua vita privata o sulla sua carriera, rendendo la visita più articolata e completa. In questo caso ho notato la sorpresa di  molti visitatori parmigiani nello scoprire così tante informazioni sulla storia della loro stessa città e sulla figura del grande direttore. La visita si è conclusa nell'apposita sala audio-video con l’ascolto di alcuni brani di cantanti che hanno collaborato con Toscanini.

Una delle finalità del mio percorso formativo era quella di riuscire a fare una visita guidata, cosa che mi è stata possibile grazie sia alla lettura di libri biografici e schede informative, che mi sono stati messi a disposizione, sia, cosa più interessante, ascoltando e memorizzando le visite guidate degli operatori museali.

La famiglia di Arturo era di umili origini, la madre casalinga e il padre sarto di professione ma fervente Garibaldino erano riusciti, grazie anche alle doti del figlio, a farlo  entrare e a studiare gratuitamente come collegiale alla Regia Scuola di Musica di Parma, dove dopo otto anni si diploma con il massimo dei voti in violoncello e composizione.

Arturo Toscanini finita la scuola viene scritturato come violoncellista in una compagnia di “Opera itinerante” che parte in tournée in Sud America. In questa occasione casualmente debutta come direttore a Rio de Janeiro in sostituzione del direttore principale, ma, cosa sconvolgente, dirige l'Aida di Giuseppe Verdi e altre dodici opere tutte a memoria e questo diventa il trampolino di lancio che lo porterà a dirigere nei maggiori teatri del mondo.




Il Teatro alla Scala di Milano è stato sicuramente il luogo in cui ha potuto mettere in pratica la sua visione di un teatro moderno suscitando i malumori della borghesia milanese, padrona delle vecchie tradizioni, realizzando alla fine dell'Ottocento grandi riforme strutturali: l'introduzione della buca dell’Orchestra, il buio in sala, il divieto di entrare in teatro dopo l’orario indicato sul cartellone e addirittura vietato che le donne portassero alti cappelli in platea, facendolo diventare un luogo esclusivamente dedicato all'opera lirica. La sua notorietà lo ha portato a bruciare le tappe dirigendo nei maggiori teatri italiani, Torino, Napoli, Venezia, Palermo e ovviamente Parma, e all'estero, New York, Philadelphia, Bayreuth, Parigi, Vienna, Buenos Aires, Salisburgo.

La sua lunga carriera gli ha permesso di conoscere e frequentare molti compositori della sua epoca, tra cui Verdi, memorabile il concerto nel 1901 in occasione della sua morte, Puccini, di cui nel 1926 diresse la Turandot, opera incompiuta, Catalani, Giordano, Cilea e creando cast con i migliori cantanti dell’epoca, tra i quali Enrico Caruso, Tito Schipa, Lauri Volpi, Renata Tebaldi, Toti Dal Monte e Aureliano Pertile, il suo tenore prediletto, la cui documentazione in parte è esposta al Museo.




Figura caratterialmente molto complessa, quasi come se avesse una doppia personalità: da una parte duro e irascibile sul lavoro, perché esigeva la perfezione da se stesso e dai suoi collaboratori, e dall'altra dolce e amorevole con i figli. Sposato con Carla De Martini, conosciuta per caso all’audizione della sorella cantante, aveva avuto quattro figli: Walter, Wally, Giorgio e Wanda, la quale ha poi sposato il grande pianista Vladimir Horowitz .

  Avendo vissuto per quasi novant'anni in un periodo storico così complesso dal punto di vista sociale e politico, il suo impegno non fu solamente musicale, ma anche civile e morale.
Eugenio Montale scrive di Toscanini:

“GLI Ė TOCCATO VIVERE GLI ANNI DEL NAZISMO, DEL FASCISMO E DELLA GUERRA.... ANCHE PER QUESTO LA LEZIONE MORALE E CIVILE CHE TOSCANINI CI HA LASCIATO RESTA FORSE LA PIÚ NECESSARIA.... PRIMA ANCORA DELL'AMMIRAZIONE DEL MUSICISTA, SI IMPONE IL RISPETTO PER IL GRANDE UOMO LIBERO CHE SEPPE TENERE SEMPRE LA TESTA ALTA IN TEMPI DI OSCURO SERVILISMO”

Di orientamento interventista durante la Prima Guerra Mondiale, che, come molti intellettuali di sinistra, aveva inteso come una “quarta guerra d'indipendenza”, diresse molti concerti di beneficenza, una banda militare a Monte Santo, a vantaggio dei soldati, e a Fiume, per appoggiare l’impresa dei legionari di Gabriele D’Annunzio.









Nei primi anni appoggiò Mussolini, affascinato dalle idee socialiste e rivoluzionarie, ma cambiò presto idea a seguito del delitto Matteotti e della marcia su Roma, diventando uno dei principali oppositori del regime e durante la sua permanenza alla Scala non permise mai l'esecuzione degli inni fascisti. A seguito di questa presa di posizione nel 1931 a Bologna subì un'aggressione fisica da parte di facinorosi squadristi che lo porterà a non dirigere mai più in Italia fino al 1946 quando torna a dirigere in occasione del concerto inaugurale della riapertura della Scala di Milano, distrutta dai bombardamenti. Ma l'opposizione ai governi autoritari e dittatoriali non si limitò al solo caso italiano. Nel 1930 coronò il sogno di essere il primo direttore d'orchestra non tedesco al Festival di Bayreuth, dedicato esclusivamente a Wagner, compositore che predilesse sin dai primi anni di studi. Ma dopo l'avvento del nazismo comincia a manifestare dissapori, infatti quando Hitler gli chiese inviandogli una lunga e lusinghiera lettera di rimanere a dirigere a Bayreuth, Toscanini rispose con un secco telegramma: “Con Voi Mai. Stop”. A seguito della promulgazione delle leggi razziali diede un contributo fondamentale per la nascita nel 1936-37 dell’Orchestra di Palestina, in cui raccolse i migliori musicisti ebrei che non potevano suonare, che portò in una tournée di pace in Palestina e in Egitto e ciò gli valse anche i ringraziamenti da parte di Albert Einstein.




 

 













Il maestro Toscanini, nonostante i suoi dubbi, aveva capito l'importanza dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, di fatti nel 1936 fu il primo direttore a dirigere concerti sinfonici in diretta con la radio americana e a seguito di questi successi gli viene creata un'orchestra con la quale dirige i primi concerti in diretta televisiva. Nel 1954 all'età di ottantasette anni chiude la sua lunghissima carriera dirigendo un concerto a memoria interamente dedicato a Wagner. Muore il 16 gennaio 1957 a Riverdale di New York.
Strauss scrisse:

“QUANDO SI VEDE DIRIGERE QUELL’UOMO..CI SI RENDE CONTO CHE RIMANE UNA SOLA COSA DA FARE…PRENDERE LA PROPRIA BACCHETTA, FARLA A PEZZI E NON DIRIGERE MAI PIU’...





da una lettera di Toscanini 1937

“ DA 40 ANNI E PIU’ SENTO PAROLE DI AMMIRAZIONE…DI MERAVIGLIA
MA SONO RIMASTO…RIMANGO  E RIMARRO’…. QUELL’INFELICE E SEMPRE INCERTO DI SE STESSO…TIMOROSO E TREPIDANTE PER LA SCELTA DI UN MOVIMENTO …O DI UN COLORITO…POVERO DIAVOLO…POVERO ARTU’”


L’esperienza di questo tirocinio mi ha colpita profondamente. Sono stata accolta da un gruppo coeso, in cui tutti si sono dimostrati molto gentili e disponibili. Un ringraziamento speciale va al mio tutor Nicola Luberto, persona molto esperta e preparata, che con la sua grande cultura, intelligenza e bravura ha fatto appassionare a Toscanini me e tutti i visitatori. Il luogo scelto si è dimostrato perfetto sia per entrare in contatto con il mondo del lavoro, sia per instaurare un bel rapporto con i visitatori. Il Museo mi ha affascinata fin dal primo momento, lo trovo molto interessante e piacevole, ben strutturato e personale: ognuno resta colpito da qualcosa di diverso. Io personalmente provo una grande ammirazione per l’impegno civile e politico di Toscanini e ho imparato molte cose che ignoravo sia sulla sua figura, sia sulla musica. Pensare a tutte le battaglie, piccole e grandi, che ha intrapreso, ai traguardi che ha raggiunto, partendo proprio da questa casa, mi riempie di gioia. Vorrei approfondire ancora di più l’argomento, magari con una prossima tesina. I visitatori vengono da tutte le parti del mondo, dal Giappone all’Australia, dalla Germania al Brasile, e restano elettrizzati dalla potenza del suo Genio. Non bisogna però nemmeno mitizzarlo, ma inquadrare la sua figura nel periodo storico in cui ha vissuto. A volte resto stupita nel vedere come invece i Parmigiani lo sottovalutino e come poi restino stupiti e felici, proprio come è successo a me, nell’uscire dal Museo. Una domanda che tutti ci pongono e anche noi continuiamo a porci, è come mai ci sia ancora qualcosa da scoprire o da approfondire sulla sua figura, come mai non sia stato dimenticato come tanti altri direttori d’orchestra.

Forse la risposta si trova proprio entrando in questo Museo.









Commenti

  1. Hai fatto un ottimo lavoro Bianca Maria, il tuo portfolio è riuscito davvero bene. Tienilo aggiornato e potrà diventare uno strumnto di lavoro efficace.

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